Staminali, 8 siciliani in Israele per curarsi: spaccatura con Vannoni

10.02.2014 23:16

Disposti a tutto, pur di strappare i propri figli ad una morte certa. Protagonisti di un conto alla rovescia inarrestabile, di giorni di dolore a cui si aggiunge il senso di impotenza. “Non c’è più tempo da perdere” continuano a ripetere molti dei familiari deimalati che speravano di curarsi con il controverso metodo Stamina di Davide Vannoni.

Sono 12 in tutta Italia, 7 dei quali bambini, i malati che si preparano ad andare in Israele per sottoporsi alla terapia con staminali del dottor Shimon Slavin. Si tratta di mesenchimali autologhe, come quelle di Stamina, ma ‘trattate’ in modo diverso. La somministrazione viene effettuata al Ctci center di Tel Aviv, un ospedale privato.

Una scelta obbligata per i malati in partenza, 8 di loro sono siciliani, dal momento che in Italia le cure con Stamina non vengono autorizzate se non dietro innumerevoli ricorsi e anni trascorsi aspettando la decisione di un giudice. L’ipotesi Israele ha creato una profonda spaccatura tra Vannoni ed alcuni suoi storici sostenitori. E’ il caso di Pietro Crisafulli, presidente di Sicilia Risvegli, onlus catanese e vicepresidente del Movimento Vite Sospese. E’ stato lui per primo, dopo essersi documentato, e aver invitato più volte Vannoni a portare la sua cura all’estero, a prospettare alle famiglie dei malati la terapia in Israele.

Vannoni di certo non l’ha presa bene. Ha avanzato, anche sui social network, dubbi sull’operato di Slavin e l’efficacia delle sue staminali. Ma i malati puntualizzano ancora: non c’è più tempo da perdere. Di fatto, potrà curarsi solo chi ha i mezzi per farlo, nella fattispecie, oltre 40 mila euro. La prima infusione di staminali di Slavin costa 23 mila e 600 euro, la seconda, da ripetersi a sei mesi dalla prima, 15 mila euro. Una spesa che non tutti possono affrontare.

In partenza per Israele anche Mauro Terranovail 23enne modicano affetto da atassia spinocerebellare. La madre, Anna Carta non esita a dichiarare di essere pronta a vendere anche la casa pur di salvare il figlio. A non arrendersi, anche i genitori della piccola Federica di Rocca di Capri Leone, nel Messinese, 5 anni, costretta a fare i conti con la terribile Smard 1 e che non esitano a definire Israele come “l’ultima spiaggia prima della morte”.

Il Tribunale di Patti, lo scorso fine settimana, ha respinto il ricorso presentato dalla famiglia con cui si chiedeva di accedere alle cure Stamina all’ospedale di Brescia. Un esito negativo arrivato dopo un calvario giudiziario lungo un anno. I genitori della bambina, Davide e Laura hanno affidato a Facebook la loro rabbia: “Avere un figlio che rischia di morire ad ogni singolo respiro e non poter far niente, aspettare che un giudice decida della sua vita è inimmaginabile – scrivono i genitori di Federica. Aspettare un anno e poi vedere andare in frantumi una speranza è terribile, un anno per noi significa vita che se ne va e non ritorna, per Federica significa perdere forze che non torneranno, perché la sua malattia fa proprio questo: le ruba ogni giorno delle forze. Ma noi genitori non molleremo mai andremo fino in capo al mondo per aiutare Federica a sopravvivere”. I compaesani di Federica hanno già avviato una raccolta fondi per permetterle di partire.

Il telefono di Pietro Crisafulli squilla ininterrottamente. Tutti vogliono informazioni sulla cura in Israele, soprattutto dopo i miglioramenti di Andrea, un bambino catanese ridotto quasi allo stato vegetativo dal morbo di Krabbe. Andrea, che non riusciva nemmeno e deglutire, ha fatto la prima infusione ad ottobre. Adesso compie piccoli movimenti e si alimenta normalmente. I suoi genitori attribuiscono i progressi del piccolo proprio a Slavin, ne parlano con i familiari di altri disabili e il passaparola si diffonde.

Crisafulli racconta lo stato d’animo di chi vuole quelle staminali e fa il punto sulla polemica con Vannoni: “Aiuterò i malati ad andare in Israele per il loro bene. In Italia viene autorizzata solo la morte e Vannoni non sta facendo nulla per favorire la sua terapia, né verso i malati né verso i rapporti con le istituzioni. Su molti aspetti non è affatto chiaro. Io non ce l’ho con lui ma ritengo prioritaria la libertà di cura. Infatti, io non sono soltanto per Vannoni ma per tutti i Vannoni del mondo, per tutte le terapie che possono migliorare la qualità della vita dei malati. Non rinneghiamo Vannoni ma la faccenda Stamina sta andando per le lunghe. Se Vannoni riuscirà davvero a portare la sua cura all’estero saremo felici di seguirlo, però bisogna muoversi, adesso”.

E ancora: “Molti familiari dei malati stanno ipotecando la casa per avere i soldi utili a raggiungere Israele. Un genitore disperato mi ha detto che è disposto ad andare a rubare. Io non ne posso più di fare la conta dei morti, tutti disabili gravissimi che aspettavano la cura Stamina. Siamo stati costretti a mollare Vannoni perché in questo Paese ci è stata negata la possibilità di curarci. E’ una cosa tristissima, vuol dire che potrà curarsi solo chi ha i soldi, gli altri moriranno. L’ennesima vergogna per l’Italia”.